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Napoli: i postumi dell’uscita dalla Champions tra il mancato turnover e i limiti della squadra

07/12/2017

Napoli: i postumi dell’uscita dalla Champions tra il mancato turnover e i limiti della squadra

Un’eliminazione inaspettata ( o quasi...), scottante, se non allarmante. Un calo fisico e mentale prevedibile, ma giunto nel primo momento chiave di una stagione logorante, da parte di un Napoli attualmente stordito e fuori dalla Champions League. Gli azzurri hanno perso, in quel di Rotterdam con il Feyenoord, un match che avrebbe potuto essere cruciale, solo se lo Shakhtar Donetsk non avrebbe battuto il Manchester City, già aritmeticamente primo. Ma il problema principale non è stato causato dalla sconfitta in quanto tale, ma da una prestazione scialba (in parte) giustificata da Maurizio Sarri, a margine della stessa, in conferenza stampa. Post partita che forse ha palesato certe incongruenze dell’allenatore partenopeo e problemi dell’organico da non sottovalutare.

Ciò che ha fatto maggiormente discutere è l’atteggiamento del tecnico che ha accompagnato alcune risposte in merito alla mancata qualificazione agli ottavi di finale di Champions League parlando di obiettivi da raggiungere, del momento di appannamento dei giocatori e della gestione della rosa: tutti argomenti delicati e poco pertinenti alla sfida con gli olandesi, ma affrontati con nervosismo e perentorietà nei confronti del contesto.

Ora sarebbe (è..) necessario far tesoro dei momenti di difficoltà per risalire la china e dare la svolta ad un periodo “no”, alla luce un di un cammino in campionato di altissimo profilo. Perché gestire una rosa non significa soltanto accumulare ciecamente punti, ma dare il giusto spazio ad ogni giocatore; tenere sempre elevato il livello di una sana competizione interna, mettendo tutti in discussione senza far sentire nessuno sotto esame; effettuare le scelte giuste, in funzione del risultato; ed inserire nel progetto tecnico-tattico eventuali nuovi innesti. Il tutto si ricollega all’assenza di lucidità offensiva (e non solo) di un Napoli che è incappato in due o più passi falsi consecutivi tra Champions e Serie A soltanto in altre due occasioni: la prima tra il 13 e il 18 febbraio 2016 (Juventus e Villareal in trasferta); la seconda nell’ottobre nero dello scorso campionato, quando gli azzurri andarono a sbattere in serie contro Atalanta, Roma e Besiktas.

Gli uomini di Sarri, insomma, sembrerebbero aver perso tono, pericolosità ed entusiasmo dopo dodici vittorie, due pareggi ed un solo capitombolo in campionato, contro la vecchia Signora. In questo senso, potrebbe essere utile trovare altri movimenti da adottare in un 4-3-3 che rimane una certezza solida ed irremovibile, malgrado un attacco che ha segnato soltanto quattro reti in altrettanti turni di campionato, da quando ha perso Ghoulam (al ritorno col City) per infortunio. L’algerino, fresco di rinnovo fino al 2022, era (ed è) il fulcro della manovra sulla fascia sinistra del gioco di Maurizio Sarri: l’ex Saint-Etienne stava attraversando il periodo di massima condizione fisica e tecnica, garantendo un rendimento stratosferico, nonché il giusto mix di imprevedibilità, rapidità e geometrie, in azione con Insigne ed Hamsik. Basti pensare che il Napoli, prima di perdere il suo terzino sinistro, aveva segnato ben sei volte in due partite (Genoa e Sassuolo) e terminando a reti inviolate solo con l’Inter in undici apparizioni in Serie A.

Non è un caso, quindi, che anche lo stop del classe ’91 abbia pesato negativamente sul rendimento di un organico che finora ha mostrato grandissime cose e che deve ritrovare in se stesso e nel suo allenatore la serenità di chi sa di poter tagliare grandi traguardi, la spietatezza di chi ha sete di successo e la festosità di chi sa perfettamente di essere in grado di vincere e di poter toccare vette altissime grazie ad uno stile di gioco meraviglioso. 

Alessandro Alberto Di Porzio

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