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Tennis: Ritratto di Novak Djokovic, il jolly che vince sempre

17/07/2019

Tennis: Ritratto di Novak Djokovic, il jolly che vince sempre

Quando in una partita a carte si pesca un jolly dal mazzo si ha subito una sensazione: questa partita adesso la vinco. Novak Djokovic, il cui soprannome è proprio “the Djoker”, il jolly, ha questa caratteristica e incute questo timore: quando scende in campo il suo avversario sa che deve giocare contro chi ha in mano un jolly e quindi è facile che possa perdere. Talento cristallino, colpi da fondo campo incisivi e una elasticità ai confini con il genere umano, il tennista serbo ha dovuto fare i conti con la storia per emergere. La sua prima allenatrice da bambino capisce che ha di fronte un talento puro e lo aiuta nella crescita del ragazzo la cui carriera, però, fino ai venti anni è funestata da una serie incredibili di ritiri, di problemi fisici di ogni genere. Solo nel luglio del 2010, all’età di 23 anni quando è ormai stabilmente in top ten, capisce l’origine dei suoi problemi fisici e la sua ascesa è esponenziale. I successi si susseguono e un anno dopo diventa numero uno al mondo. Fisico longilineo, capelli fitti nero lucido ed espressione che sembra non prendersi mai troppo sul serio, Djokovic ha invece una forza mentale fuori dal comune. In campo non molla nulla e porta spesso gli avversari allo sfinimento emotivo oltre che fisico. Una delle sue maggiori qualità è la risposta al servizio e più i suoi avversari aumentano la potenza più lui con una coordinazione fuori dal comune riesce a rispondere con la pallina ancora in fase ascendente e quindi in maniera efficace da sfruttare al meglio la velocità della battuta.

Sedici titoli del grande slam lo pongono per ora al terzo posto di sempre ma sono in tanti quelli che pensano che non passerà molto tempo prima di sorpassare Federer (20 titoli) e Nadal (18) che al momento lo sopravanzano. Ed è proprio in questa contesa tra i due più titolati di sempre che lui ha dovuto faticare per ritagliarsi un ruolo non di terzo incomodo ma di primo attore. E se si guarda ai primati ottenuti il serbo ha collezionato successi al momento unici: tra il 2015 e il 2016 ha vinto tutte e 4 le maggiori prove consecutivamente che, se non sono valse a consegnarli il Grande Slam perché non nello stesso anno, gli hanno dato il Career Grand Slam. Altro traguardo in esclusiva è l’aver conquistato tutte e 9 le prove dei Master 1000 e questo aspetto chiarisce ulteriormente come Djokovic sia un tennista abile su tutte le superfici visto che i 9 tornei si disputano sia sulla terra rossa (3) che sul cemento (4) ed indoor (2).

Carattere vulcanico ed istrionico, non ha nella costanza una delle sue doti maggiori: in tutta la sua carriera ha cambiato diversi allenatori avendo come coach anche Becker e Agassi liquidati prima di tornare a lavorare con quello che lo ha lanciato sul grande palcoscenico, l’ex tennista Marian Vajda. Nel panorama tennistico questo suo carattere un po’ burlone se da un lato ha divertito il pubblico, dall’altro lo ha reso inviso ai suoi avversari scherniti bonariamente dalle sue proverbiali imitazioni. Da Nadal alla Sharapova, da serena Williams e Federer tutti sono caduti nelle gag del serbo che anche sul campo spesso si è lasciato andare a show inaspettati. Sette titoli a Melbourne e cinque a Londra, tre a New York uno a Parigi il bottino finora di Djokovic che nell’ultimo successo contro Federer ha dimostrato di avere spirito non da poco quando a fine partita in conferenza stampa gli hanno chiesto cosa provasse a sentire che tutto il pubblico incitasse il suo avversario: “Loro dicevano Roger, Roger, io sentivo Nole Nole”, inimitabile Djoker…

Antonio Procopio  

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