Annunci, proclami, competitività, voglia di lottare per lo scudetto, calciomercato lodevole: eccesso di ottimismo. L'annata 2019-2020 era partita nel migliore dei modi, sulla scia dell'esaltante ritiro di Dimaro e all'insegna di un entusiasmo smodato. Tuttavia, il rettangolo di gioco ha spesso evidenziato qualche limite strutturale e tecnico-tattico di un organico che, a novembre, si trova in un'impasse da cui venir fuori.

L"'ammutinamento" post Napoli-Salisburgo è giunto nel momento peggiore, per umore e risultati, della squadra partenopea alle prese con un'involuzione inesorabile. Tuttavia, il caos esploso improvvisamente può (e deve) rappresentare un "anno zero" per l'intera società - dirigenti, allenatore e giocatori - al fine di resettare tutto e centrare quello che al momento sembra l'unico l'obiettivo stagionale in campionato: la qualificazione alla prossima Champions League.

Non raggiungere, almeno, il quarto posto potrebbe costare caro per il futuro della compagine napoletana, che esaurirà al di là di tutto un ciclo tecnico durato ben sette anni. Ancelotti, dal canto suo, dovrà riportare l'ordine tra i calciatori e inanellare una serie di vittorie in grado di portare punti importantissimi, convinzione, fiducia ed un'inerzia positiva finora assente. Quindi, sarà necessario avere idee chiare, riacquistare un gioco congeniale alle caratteristiche del giocatori. Perché il Napoli, al di là dei moduli, della qualità di gioco e di ogni altro fattore avverso non può permettersi di sbagliare ancora. Il "bonus" è stato esaurito ampiamente, adesso che la classifica recita: "settimo posto, diciannove punti e cinque lunghezze dal Cagliari (quarto)". Il trend si può invertire, l'unione di intenti è alla base di tutto. 

Alessandro Alberto Di Porzio