Fin all'arrivo di Luciano Spalletti. Il tecnico toscano è stato subito in grado di prendere per le redini un gruppo di calciatori spaesato, che ha ritrovato se stesso e il senso di essere squadra sul campo e negli spogliatoi. Perché questo è un Napoli che riflette il mantra degli "uomini forti, destini forti", ed anche allegro, gioioso, sereno, devastante, letale, ma soprattutto serafico e sereno sul rettangolo di gioco.

È una compagine il cui rendimento ha superato ogni rosea aspettativa, dopo un mercato a dir poco attendista, che si è scosso al foto finish con l'arrivo di Juan Jesus e soprattutto di Frank Anguissa. Che ha letteralmente preso per mano la mediana partenopea sin dal primo minuto di gioco con la Juventus, in campionato.

Il camerunense è fin qui la vera sorpresa di questa prima porzione di stagione, nonché che tassello mancante di un mosaico che sarebbe stato completato con l'innesto di un terzino sinistro. L'ex Fulham ha meravigliato per l'intensità, la quantità e la qualità delle sue prestazioni; per la sicurezza sfrontata con cui presidia la zona nevralgica del campo; e per la capacità di legare difesa e attacco, favorendo finanche il suo (ritrovato) compagno di reparto Fabian.

Tutta la squadra ha beneficiato della rapidità con cui il giunonico mediano si è inserito nel contesto di gioco "spallettiano", capace di infondere sicurezza alla retroguardia e di esaltare le doti di tutto il reparto offensivo. Tra tutti, Osimhen ha dimostrato di esser migliorato tanto, di seguire in tutto il proprio allenatore e di esser divenuto quel terminale offensivo di cui necessitava il club da molto tempo.

Il Napoli delle ultime settimane è un organico che - senza giri di parole - disegna calcio. E che è ha dimostrato forza nella testa, prima ancora su quel campo dove ha ottenuto cinque vittorie su cinque in campionato. Dove dovrà affrontare (al Maradona) un Cagliari, da non sottovalutare, per continuare a restare in cima alla classifica.

Alessandro Alberto di Porzio
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