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Libri: I pesci non chiudono gli occhi, di Erri De Luca

08/05/2012

Libri: I pesci non chiudono gli occhi, di Erri De Luca

Rompere il guscio e diventar grandi

Lo scrittore Erri De Luca guarda dopo cinquanta anni, con gli occhi ormai disincantati di chi ne ha viste tante nella vita, il ragazzino che era a dieci anni, adulto incastrato nel corpo di un bambino, che inizia a fare i conti con il mondo adulto, le sue contraddizioni e le sue bellezze. È tutto concentrato in una delle estati trascorse ad Ischia, quando trascorreva il tardo pomeriggio sulla spiaggia dei pescatori, passava le giornate a leggere sotto l’ombrellone, gironzolava per le stradine dell’isola libero e sicuro come se si muovesse dentro casa sua. Ci si sente degli ibridi in quel periodo della vita, in cui non si è ancora adolescenti, ma neanche più bambini. Ha lo sguardo un po’ triste in quell’estate in cui il padre è a New York in cerca di lavoro e non c’è la sorella, turbine irrequieto della famiglia. È solo con la madre, che come ogni mamma napoletana di un tempo che si rispetti, lascia che il figlio faccia le sue esperienze, si prepari alla vita, perché non c’è miglior insegnamento di quello che si apprende per strada…o in mare, acquisendo quella pazienza che caratterizza i pescatori nel riparare le reti o nell’aspettare che un pesce abbocchi. Sotto l’ombrellone incontra una ragazzina del Nord, esperta di animali e del linguaggio che si nasconde nei movimenti di questi, che lo paragonerà a un pesce. Lei gli fa scoprire il significato più profondo del verbo mantenere, “tenere per mano”, e attraverso questa presa comprende la parola amore, per cui si combattono guerre e di cui si parla così tanto nei libri; vive ingiustizie e impara a comportarsi da uomo, capisce cosa vuol dire farsi giustizia da sé, anche se gli appare privo di senso, in quanto una ferita inferta non si risana ricambiando col male. Eppure sembra andare quasi in cerca di quella ferita, perché si rompa il guscio, la scorza, il corpo, per trasformarsi e diventare uomo anche nell’aspetto.
Questo romanzo, edito da Feltrinelli nel 2011, può essere annoverato tra quelli in cui De Luca ricorda la sua città natale. Parole del dialetto napoletano, spuntano come funghi qua e là per dare un sapore più forte a concetti e cose, che in italiano, non avrebbero la stessa espressività. A tratti ci sembrano piccole poesie e, al racconto della sua lontana estate, dei passi ci raccontano delle vicende storiche e personali che hanno toccato la sua vita, segnandola per sempre, dal cinema del dopoguerra alla morte dei genitori.
“ Il cinema italiano del dopoguerra mi ha insegnato a guardare, almeno quanto le voci delle donne di Napoli mi hanno insegnato a starmene in ascolto” (cit. Erri De Luca)
 

Giuliana Scamardella

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