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Grandi donne dimenticate: Mileva Marić

05/03/2012

Grandi donne dimenticate: Mileva Marić

No tranquilli, non è uno di quei cicli di film che occupano il palinsesto televisivo nelle torride estati, ma una breve immersione nelle vite di donne che sono passate alla storia solo come “la moglie di” “la madre di” “la figlia di”, legando indissolubilmente la loro sorte al successo e alla grandezza degli uomini che hanno lasciato la loro impronta nel mondo. Quale periodo migliore di questo: la settimana della festa della donna. Dovremmo ricordare le donne del passato non con feste assurde o con la pretesa di essere onorate con mazzi di mimose, ma riscoprendo nel gentil sesso la forza e la determinazione, la dolcezza e la comprensione. Se dico Mileva Marić risulterà una sconosciuta; se dico la moglie di Albert Einstein, qualcuno si cimenterà nella breve lettura della sua vita. La classica “secchiona” tutta dedita allo studio, frequentò la Facoltà di  Fisica di Zurigo, conobbe il giovane genio, del suo stesso corso, che le prestò degli appunti: Albert fu colpito perché lei glieli restituì corretti. Da quell’episodio i due studiarono insieme, e nonostante la Mileva fosse “brutta e zoppa” come la definì lui stesso anni dopo, si innamorarono. Lei amava la matematica, lui la fisica, lei suonava il pianoforte e il mandolino, lui il violino. Lo sprovveduto Einstein mise incinta la giovane donna, tra lo sconforto della mamma e lo sdegno di papà Einstein, ebrei praticanti, che proprio non riuscivano a mandar giù la relazione con una cristiana ortodossa e anche serba. La piccola, nata clandestinamente, o fu adottata, o morì di scarlattina qualche mese dopo. Nonostante il suo amore la lasciasse sola per lunghi periodi, accettò di sposarlo nel 1903. Quelli furono gli anni più produttivi per lo scienziato che pubblicò le teorie della relatività e della meccanica quantistica. Mileva era sua assistente: curava la corrispondenza con altri scienziati e fisici, correggeva le bozze, suggeriva prove, ricopiava manoscritti, lo incoraggiava, rivedeva i problemi matematici e scrisse anche sette pagine per un corso che Einstein tenne all’Università di Zurigo tra il 1909 e il 1910. Il loro amore vacillava già nel 1914: lei a Zurigo con i loro due bambini (aveva ormai abbandonato la carriera scientifica), lui a Berlino dove aveva una relazione con una cugina, Elsa, nota al tempo per la sua vanità.
Divorziarono nel 1919. Non volle mai far comparire il suo nome nelle pubblicazioni ufficiali accanto a quello del marito, perché diceva “siamo entrambi la stessa pietra” da “ein” “stein”. Non ci sono prove inconfutabili, ma stando alla testimonianza del fisico Abraham Joffre, nel manoscritto originale del 1905, i documenti sulla teoria della relatività sarebbero firmati Einstein-Marity (Mileva in ungherese). L’unica cosa certa è che il ricavato del premio Nobel ricevuto nel 1921,Albert lo spedì interamente alla sua ex moglie. Mileva Marić dovette crescere i suoi figli da sola: Eduard pianista schizofrenico che tentò di strangolarla, Hans Albert ingegnere civile. Morì sola a 81 anni. Il suo genio non ha ricevuto né gloria, né riconoscimenti.
Giuliana Scamardella

 

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