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Grandi donne dimenticate: Hanna Chaplin

06/03/2012

Grandi donne dimenticate: Hanna Chaplin

Il desiderio di calcare le scene e di essere una star bella e talentuosa, la portò alla distruzione. Il suo non è un film in bianco e nero del figlio Charlie, ma il triste declino di una donna che invece del muto ha riempito le strade e la sua casa di grida e isterismi. Hannah nacque nella Londra vittoriana da una famiglia povera: il padre era ciabattino. Nel 1882 scappò di casa a 16 anni, per vivere il suo sogno: diventare attrice e cantante. Nei teatri si faceva chiamare Lily Harley, dal nome della sua star preferita. Incontrò Charlie Chaplin senior e se ne innamorò follemente; entrambi parteciparono alla realizzazione di una commedia popolare. Squattrinato, brutto e senza molte speranze di gloria, lui; desiderosa di successo ad ogni costo, lei. Lo abbandonò infatti per un presunto latifondista, che seguì in Africa: ma arrivati lì, il suo ricco uomo la costrinse a prostituirsi. Riuscì a scappare e il suo primo amore la riaccettò, nonostante l’abbandono e nonostante il suo pancione sospetto. Si sposarono nel 1886 e dopo qualche anno, nacque Charlie Chaplin. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, si sa, e Hannah non esistò a tradire il marito, in tournèe in America, per un attore famoso che la lasciò portandosi via il loro figlio appena nato. Lavorava nel teatro Aldershot di Londra, un locale non proprio elegante, ma presto la sfortuna bussò alla sua porta, di nuovo: nel gennaio 1894, a causa della sua laringite, mentre era sul palcoscenico, le mancò la voce, e lei scappò in lacrime per non tornare mai più in quel mondo. In preda al panico, gli spettatori inveivano e lanciavano oggetti sul palco, il direttore del teatro portò in scena il piccolo Charlie, di soli 5 anni, che intonò “Jack Jones”, che iniziò così la sua carriera artistica tra gli applausi e le risate della gente. Hannah, abbandonato il teatro, si arrangiava con lavoretti per crescere Sydney e Chaplin; soffriva di squilibrio mentale e nel 1898 le fu diagnosticata la sifilide. Entrava e usciva dalle cliniche psichiatriche, mentre i suoi bambini erano chiusi in orfanotrofio. L’aspirante attrice vagava per la città intonando canti di chiesa; il marito era morto a causa dell’alcool. Dall’abbandono e dalla solitudine, Chaplin riuscì a tirar fuori un attore sensibile e ironico, melanconico e profondo, scandagliando il cuore degli uomini come gli aveva insegnato la madre: si sedevano alla finestra e insieme, osservando i passanti, cercavano di capire gli stati d’animo, le paure, le preoccupazioni della gente. In alcuni dei suoi film possiamo riconoscere nelle figure femminili, la sua adorata madre: in “Luci della città”, una giovane donna cieca che desidera un miliardario al suo fianco, riacquistata la vista, si innamora di Charlot per la sua ricchezza interiore; forse ciò che avrebbe voluto per i suoi genitori. Al culmine del successo, Chaplin comprò ad Hannah una casa in California, di cui non potè godere a causa della sua follia. Morì nel 1928 e i figli la seppellirono nell’Hollywood’s Memorial Cemetry, come la più grande delle star. 

Giuliana Scamardella

 

 

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