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18/02/2019
Il mondiale Superbike si avvicina all’apertura della nuova stagione, ma il futuro appare nebuloso
Il prossimo weekend si riapriranno le ostilità per il campionato mondiale della Superbike, di scena sul tracciato australiano di Phillip Island, anche se parecchie nubi si stanno addensando sul futuro delle derivate di serie. A preoccupare sono la penuria di moto in pista ed il clima generale di caos in cui staziona da tempo la SBK. A pochi giorni dall’accensione dei motori è infatti cambiato il vertice dell’organizzazione, con l’ex pilota Gregorio Lavilla che ha sostituito Dani Carrera, mentre dal punto di vista regolamentare ancora non sono stati diramati i regimi di rotazione permessi per ognuno dei modelli in pista. Quanto al format, la novità principale sarà l’introduzione di una terza gara della durata di pochi giri, che si disputerà la domenica mattina e che servirà a determinare le prime tre file dello schieramento di partenza della prova che si correrà all’ora di pranzo. La nuova mini-gara distribuirà punti ridotti ai primi nove classificati ed incredibilmente non “farà curriculum”, ossia non ci saranno premiazioni, né tantomeno i podi e le vittorie si conteranno nell’albo d’oro. Una novità che finora non ha raccolto parole di apprezzamento, che sembra mal cogitata e che in più rappresenta un costo in più per i team ed un rischio aggiunto per i piloti. È lecito chiedersi quanti tra quelli che non possono aspirare alla vittoria o al campionato possano avere reale interesse a disputare questa gara, visto il beneficio limitato che se ne trae e visto che ancora non tutti gli aspetti regolamentari sono stati chiariti. Nel frattempo, il problema della penuria di iscritti si è ulteriormente aggravato. La soppressione della Superstock avrebbe dovuto nella previsioni portare una migrazione di una parte dei team verso la Superbike, invece nulla di ciò è accaduto ed anzi, il parco partenti si è ancor più assottigliato.
Al momento sono previste soltanto 18 unità al via, il numero più basso dal 2013. I team privati sono quasi del tutto scomparsi ed il contributo delle wild card , che nel 2018 aveva subito un inaspettato aumento, sarà ridottissimo. Finché il mondiale viaggerà su regolamenti diversi e talvolta incompatibili con le serie nazionali, non potrà esserci la presenza costante dei piloti locali che popolavano la griglia fino agli anni 2000. Anche quest’anno il favorito per l’iride sarà Jonathan Rea, che nei test ha confermato la superiorità sua e della Kawasaki e che sarà affiancato dal rientrante Leon Haslam, fresco di titolo britannico e pilota di grande esperienza. Altre moto di Akashi saranno schierate in forma privata per Torres, Mercado e Razgatlioglu. La Ducati proverà ad interrompere il dominio delle “verdone” schierando la nuova Panigale V4, che sarà pilotata dal confermato Davies e da Bautista, transfuga dalla MotoGP. La squadra italiana avrà tra le mani un mezzo che subito ha mostrato grandi potenzialità, ma dovrà stare ben attenta a non ripetere la trafila fatta col precedente modello, il cui sviluppo si è rivelato troppo laborioso.
Due ulteriori Panigale saranno affidate al team Barni con Rinaldi ed al team GoEleven con Laverty. La Yamaha ha confermato Lowes e Van der Mark ed a questi affiancherà nel team satellite il campione in carica Supersport Cortese e Marco Melandri, che nei test non è apparso ancora in piena forma. Dopo sedici stagioni di assenza, la Honda tornerà ad impegnarsi in prima persona attraverso la struttura di Moriwaki, alla quale toccherà l’arduo compito di riportare al successo la casa dell’ala dorata e cancellare le due ultime stagioni fallimentari. La Fireblade ufficiale sarà affidata al confermato Camier ed all’esperto Kyionari, da tempo lontano dai palcoscenici mondiali, mentre una moto clienti andrà al giovane Alessandro Del Bianco. Oltre alla Honda sarà di nuovo della partita anche BMW, che si affiderà al team di Shawn Muir per tentare l’assalto al mondiale, forte dell’ingaggio dell’iridato 2013 Sykes, e del campione in carica Superstock Reiterberger. Non saranno più in pista Aprilia e MV Agusta, ma il team Ten Kate, separatosi dalla Honda, potrebbe tornare in gara dalla prima tappa europea in poi grazie all’aiuto dell’organizzazione, che ha diramato un comunicato in tal senso. Non è dato sapere con quale mezzo, ma da più parti si vocifera la possibilità di un clamoroso rientro della Suzuki. Dal punto di vista mediatico sarebbe un buon colpo, visto che si riporterebbe in pista una marca assente da anni, ma anche un team blasonato e due tra i tanti piloti (Savadori, Baz o qualche esodato della Superstock) che sono ancora senza una sella.
Francesco De Giorgi
