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Il parco sommerso di Gaiola. Un paradiso nel mare Partenopeo

09/09/2012

Il parco sommerso di Gaiola. Un paradiso nel mare Partenopeo

Tra il Borgo di Marechiaro e la Baia di Trentaremi, ci si può immergere, e non è solo un modo di dire,  in un piccolo ma impareggiabile paradiso: il “Parco Sommerso di Gaiola”, il cui nome deriva dai due isolotti che si ergono a breve distanza dalla costa di Posillipo e che coprono una zona di appena 42 ettari.

Tale area è ricompresa nel parco archeologico di Posillipo e la sua grande peculiarità è data dalla perfetta,  naturale  convivenza intercorrente tra gli aspetti biologici, vulcanologici e archeologici.

Il ruolo di meravigliosa cornice di siffatto spettacolo, che la natura con l'ausilio dell'uomo è riuscita a creare, è ricoperto dal paesaggio costiero che i colori della macchia mediterranea e le falesie di Tufo Napoletano hanno reso incantevole ed hanno attratto fin dall'antichità le popolazioni giunte nel luogo. Ed è proprio qui che si trova la villa del Pausilypon (luogo dove finiscono i dolori), eretta per volontà di Publio Vedio Pollione.

Attualmente, lungo la costa e sotto la superfice del mare sono ancora visibili i resti di ville, cave di tufo, ninfei e approdi. La natura ha poi fatto il suo corso e la vita marina ha popolato questi fondali, ricchi di saraghi, polpi, murene e coracini (meglio conosciuti nella forma dialettale con il nome di “guarracini”) che sguazzano e giocano a celarsi tra anfratti di un passato tanto antico quanto affascinante.

Anita Ricca

 

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